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Busta paga 2024: le misure che modificheranno il netto

Nel 2024 cinque misure andranno a modificare il netto

Francesca Rizzi

Pubblicato il 11 gennaio 2024

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La busta paga, nata come busta contenente materialmente il salario degli operai, ha assunto nel tempo un ruolo sempre più importante nel rapporto di lavoro, diventando di fatto il documento contabile nel quale vengono riportati tutti gli elementi relativi al rapporto di lavoro, con particolare riferimento a quelli che determinano la retribuzione netta del lavoratore che la riceve.

Dati questi presupposti risulta chiaro che la busta paga è il documento che riflette e si fa portavoce delle implicazioni pratiche ed economiche le riforme del mondo del lavoro hanno sui dipendenti.

Di fatto la busta paga si pone come documento atto a dare dettaglio delle competenze spettanti al lavoratore, in un determinato periodo di paga (in generale mensile) e le trattenute a titolo di Irpef, Inps o altre voci (ad esempio cessioni del quinto, pignoramenti, risarcimento danni, sanzioni disciplinari).

Sulla base della riforma di bilancio 2023 emerge come la busta paga del 2024 subirà alcune modifiche.

All’interno dell’articolo andremo ad approfondire queste variazioni che caratterizzeranno la busta paga.

La struttura della busta paga

Come anticipato la busta paga (o cedolino) è il documento che contiene tutti i dati necessari al calcolo della retribuzione effettiva del dipendente e delle relative ritenute fiscali e previdenziali per le quali il datore di lavoro agisce come sostituto d’imposta.

Il documento deve essere consegnato dal datore di lavoro ai propri dipendenti e contiene le informazioni sul lavoratore interessato e dell’azienda, oltre che il periodo cui la retribuzione e l’ammontare della stessa. Quanto deve essere liquidato al lavoratore è il risultato di un’operazione aritmetica che somma gli elementi positivi sottraendo le trattenute.

La busta paga può essere strutturata in quattro aree:

  • Gli elementi fissi della retribuzione nella parte alta del cedolino, subito dopo i dati del lavoratore, dell’azienda e le statistiche sulle ore lavorate, i giorni detrazione, i giorni (o le ore) rilevanti ai fini del calcolo dei contributi Inps;
  • Gli elementi variabili della retribuzione sia a titolo di competenze (straordinari, maggiorazioni ed assenze retribuite) che trattenute (assenze non retribuite) nella parte centrale del cedolino;
  • I calcoli riguardanti le trattenute per contributi Inps, tassazione Irpef ed addizionali regionali e comunali nella parte medio – inferiore;
  • I dati su ferie e permessi maturati nella parte inferiore.

 

Le misure che modificano lo stipendio

La prima misura che modifica lo stipendio è il taglio del cuneo contributivo per i lavoratori con redditi più bassi. Questa riduzione, iniziata nel 2022 con il Governo Draghi, è aumentata nel corso del 2023 fino a  al 6/7% . Per il 2024 la misura è stata confermata con le stesse aliquote del 2023.

La legge di bilancio 2023 (197 2022)  prevedeva :

  • la stessa percentuale di sconto contributivo del 3% per le retribuzioni con imponibile previdenziale massimo di 1923 euro mensili (25mila euro annui)
  • taglio del 2% sui contributi   sulle retribuzioni fino a 35mila euro annui (2.692 euro mensili) già  in vigore per la seconda parte del  2022.

Questo significa che l’aliquota che grava sul lavoratore - solitamente pari al 9,19% nel settore privato, 8,80% nel pubblico - viene ridotta di 7 punti per coloro che hanno uno stipendio il cui imponibile lordo non supera i 1.923 euro. Dal punto di vista pratico chi ha uno stipendio di 1.000 euro rientra in questa agevolazione, il che significa che sullo stipendio non si versano 91,90 euro di contributi ogni mese ma solo 21,90 euro.

Altro aspetto rilevante riguarda il passaggio dalle quattro alle tre aliquote Irpef con l’unione delle prime due aliquote dal 1° gennaio 2024, con l’eliminazione del secondo scaglione e l’estensione del primo con tassazione al 23 per cento fino a 28.000 euro. Questi saranno gli scaglioni Irpef applicati nel 2024:

  • 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35 per cento per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • 43 per cento per i redditi che superano 50.000 euro.

L’impatto massimo della riduzione a tre delle aliquote per effetto del sistema progressivo dell’Irpef si avvertità nella fascia di reddito tra 30mila e 50mila euro con un risparmio fiscale su base annua di 260 euro (circa 21,7 euro al mese se calcolato su 12 mensilità).

 Un altro aspetto che potrebbe impattare sulla busta paga riguarda i fringe benefit. La Legge di Bilancio 2024 prevede che dal 1° gennaio i limiti saranno ridefiniti: 1.000 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti; 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico. Inoltre, di fatto la manovra prevede che:

  • lo strumento dei fringe possa essere utilizzato da lavoratori e lavoratrici anche per il pagamento delle utenze domestiche di acqua luce e gas
  • far rientrare nei fringe benefit anche i costi sostenuti per il pagamento dell’affitto o del mutuo relativo alla prima casa.

Per le mamme lavoratrici è stato previsto dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, un esonero del 100% della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti (IVS) a carico dipendente. Il contributo che si attesta intorno al 9,19% sarà quindi versato alla gestione previdenziale della lavoratrice, ma l’importo sarà versato assieme al netto in busta paga.

Per il 2024 è stata anche prevista la detassazione dei premi di produttività che si applica ai premi di risultato corrisposti in esecuzione dei contratti aziendali o territoriali, in relazione ad incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione e alle somme pagate a titolo di partecipazione agli utili, entro il limite complessivo di 3.000 euro annui.

 

 

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