

Permessi legge 104, che cosa fare se il datore di lavoro si rifiuta
Se il datore di lavoro si rifiuta di dare il permesso

Francesca Rizzi
Pubblicato il 28 November 2023
In merito a quanto preventivato dalla legge 104/92 c.d. (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), i lavoratori dipendenti che devono seguire i propri familiari in età avanzata o disabili hanno la possibilità di usufruire di permessi retribuiti di assenza dal posto di lavoro.
Vigono però dei casi in cui il datore di lavoro si rifiuta di concedere il permesso.
Andremo ad approfondire questa situazione.
Cosa sono i permessi legge 104
Secondo quanto stabilito dalla legge 104/92 c.d. (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), i lavoratori dipendenti che devono seguire i propri familiari in età avanzata o disabili hanno la possibilità di usufruire di permessi retribuiti di assenza dal posto di lavoro.
Sulla base di questa normativa i permessi possono essere usati anche dagli stessi lavoratori disabili per cure, visite o riposi aggiuntivi.
Nello specifico sono previste tre modalità diverse:
- 3 giorni di permesso al mese, frazionabili anche in ore (2 ore di permesso se orario di lavoro pari o superiore a 6 ore ovvero 1 ora di permesso se inferiore a 6 ore per tutti i giorni del mese).
- 2 anni di congedo straordinario nell’intero arco della vita lavorativa, che può anche essere richiesto in modalità frazionata,
- il prolungamento del congedo parentale per figli disabili con la durata massima di 3 anni, da fruire come 2 ore di permesso giornaliero indennizzato, oppure di 3 giorni mensili di permesso retribuito, sino al compimento del dodicesimo anno d’età del bambino)
Emerge che, in linea generale, i permessi giornalieri o frazionati e il congedo straordinario danno diritto alla retribuzione piena, a carico dell'Inps ma anticipata dal datore di lavoro. Il prolungamento del congedo parentale invece gode di una indennità pari al 30% dello stipendio.
Soggetti beneficiari
I soggetti che hanno diritto alle agevolazioni della legge 104/1992 sono le seguenti:
- figli con disabilità grave sia naturali che adottivi
- Partner: Rientrano in questa categoria non solo il marito o la moglie regolarmente coniugati ma anche i componenti delle unioni civili e le convivenze di fatto (stabilito dalla Corte costituzionale per tutelare il diritto della persona disabile -sentenza n. 213 del 23 settembre 2016)
- Familiari, fino al 2° grado di parentela o fino al 3° grado nel caso in cui i genitori o il partner della persona con disabilità abbiano compiuto 65 anni di età o siano loro stessi affetti da patologie invalidanti, o siano deceduti o mancanti.
- i portatori di handicap (minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata e progressiva, che causa difficoltà di apprendimento, di relazione o integrazione nel mondo del lavoro, che sia motivo di svantaggio sociale e emarginazione);
- coloro ai quali è riconosciuta una disabilità grave che, in base all'art.3, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata anche all'età, e che dunque renda necessaria l'assistenza permanente, continuativa e totale.
Permessi negati dal datore di lavoro
I tre giorni di permesso mensile riconosciuti dalla legge 104/1992 sono un diritto del lavoratore e come tale è obbligo per il datore di lavoro non opporsi alla loro concessione. Nello specifico, la normativa chiarisce che i permessi retribuiti spettano tanto ai lavoratori disabili in situazione di gravità, quanto ai loro familiari lavoratori. Nello specifico, ai sensi della legge n.104/1992, a questi spettano tre giorni di permesso mensile, anche frazionabili a ore che, in alternativa possono essere sostituiti da dei permessi orari retribuiti, rapportati all’orario giornaliero di lavoro, pari a 2 ore ogni giorno per coloro che hanno un orario di lavoro di almeno 6 ore, oppure di un’ora al giorno in caso di orario lavorativo inferiore alle 6 ore.
Fatte queste premesse è chiaro che questo diritto del lavoratore prevale su ogni altro, anche su quelle che potrebbero essere le esigenze organizzative dell’azienda. Dati questi presupposti la normativa stabilisce che il datore di lavoro non può mai opporsi alla concessione dei suddetti permessi, tranne nel caso in cui il lavoratore abbia presentato richiesta secondo la modalità telematica prevista. Questo significa che il lavoratore che vuole beneficiare di uno o più giorni di permesso deve come prima cosa inviare domanda all’Inps, dopodiché - una volta che questa viene accolta - dovrà darne comunicazione all’azienda la quale dovrà prenderne atto.
Il datore di lavoro può però opporsi se il lavoratore non ha presentato richiesta dei permessi nella modalità sopra indicata. Di fatto il datore di lavoro non può opporsi neppure in presenza di carichi di lavoro anomali o di altre esigenze organizzative e produttive poiché il diritto all’assistenza del disabile prevale su tutto.
Inoltre, il datore di lavoro non può opporsi neppure quando la richiesta dei permessi avviene nel periodo delle ferie programmate. A ribadirlo, un interpello del ministero del Lavoro, il n. 20 del 2016, il quale comunque concede al datore di lavoro la possibilità di verificare l’effettiva indifferibilità dell’assistenza.
Lato suo, il datore di lavoro può accordarsi con il dipendente in modo da programmare i giorni di assenza. Questo, però, è possibile a patto che:
- il lavoratore sia in grado d’individuare preventivamente le giornate di assenza;
- rinviando la fruizione dei permessi non viene compromesso il diritto del disabile ad avere un’effettiva assistenza;
- per la programmazione si seguono criteri condivisi dai lavoratori e dalle loro rappresentanze sindacali.

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