

Manovra di bilancio: gli aumenti sulle pensioni
Il tema delle pensioni rappresenta uno dei topic più caldo per il Governo Meloni.

Francesca Rizzi
Pubblicato il 26 ottobre 2023
Il tema delle pensioni rappresenta uno dei topic più caldo per il Governo Meloni.
Di fatto la Manovra da 24 miliardi di euro varata dal governo Meloni contiene una serie di novità in merito alla pensione.
Nello specifico si evidenzia che la prima e più rilevante misura che interessa coloro che si sono già ritirati dal lavoro è il taglio del cuneo fiscale. A tal fine il premier Giorgia Meloni ha chiarito durante la conferenza stampa che questo si applica anche ai pensionati, e non dunque solo ai lavoratori dipendenti. L’obiettivo di tale azione risulta ultra essere rappresentato dalla volontà di sostenere le pensioni più basse.
All’interno di questo articolo andremo ad approfondire quale sarà l’aumento delle pensioni per il 2024.
Aumento delle pensioni per il 2024
Come sopra anticipato una delle priorità della manovra del Governo Maroni riguarda le pensioni e, secondo quanto definito, conosceranno una crescita importante. Nello specifico è stato previsto un aumento dell’assegno dei pensionati di 1.279 euro l’anno per i redditi fino a 28mila euro. Per il 2024 tale ammontare risulta essere soggetto ad un processo di rimodulazione sulla base del meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’inflazione che è in vigore a partire dallo scorso anno e che serve principalmente per tutelare le pensioni più basse.
Nello specifico emerge che la rivalutazione delle pensioni in rapporto all’inflazione risulta essere complessivamente pari a circa 14 miliardi di euro.
Di fatto il governo ha scelto di procedere a rivalutare del 100% le pensioni fino a 4 volte la minima e al 90% quelle da 4 a 5 volte la minima, per poi andare a scendere man mano che aumenta l’importo della pensione. Questa manovra vuole, quindi, porsi come un sostegno di tipo concreto al potere d’acquisto contro gli effetti dell’inflazione.
Si evidenzia, inoltre, che la manovra si occupa di anticipare al 1 novembre 2023 il conguaglio della perequazione dei trattamenti pensionistici che era atteso per il gennaio 2024. In tal modo gli assegni pensionistici saliranno dello 0,8% per recuperare l’inflazione effettiva del 2022 (8,1%). A tal fine il conguaglio dovrà essere erogato sulla base di fasce di reddito e sarà riconosciuto al 100% solo alle pensioni fino a 4 volte la minima, circa 2.100 euro lordi mensili. In aggiunta a questo tetto il recupero sarà progressivo, con un sistema di decalage all’aumentare delle pensioni.
In particolare gli aumenti della pensione seguiranno tale logica:
- tra 2.101,53 e 2.626,90 euro, l’aumento sarà pari all’85% del tasso di inflazione, cioè del +0,68%
- tra 2.626,91 e 3.152,28 euro l’aumento sarà pari al 53% del tasso di inflazione, cioè del +0,4%
- tra 3.152,29 e 4.203,04 euro l’aumento sarà pari al 47% del tasso di inflazione, cioè del +0,3%;
- tra 4.203,05 e 5.253,80 euro l’aumento sarà del 37% del tasso di inflazione, cioè del +0,29%
- sopra i 5.253,81 euro l’aumento sarà del 32% tasso di inflazione, cioè del +0,25%.
Rivalutazione delle minime
Per quanto riguarda le pensioni minime si prevede una super rivalutazione.
Di fatto la Manovra 2024 prevede per gli over 75 anni che prendono la pensione minima, che dovrebbero così superare i 600 euro al mese attuali. Inoltre, è stato previsto anche un aumento, ma più contenuto, per i trattamenti al minimo per gli over 65.
Nuove regole per la pensione anticipata
Per quanto riguarda le pensioni anticipate si chiarisce che la manovra 2024 prevede delle novità ovvero la limitazione apportata all’anticipo pensionistico così che risulterà molto più restrittivo l’accesso al pensionamento anticipato.
Per questo motivo vengono meno l’Ape sociale e la Quota 103 nella forme previste l’anno scorso per la pensione anticipata. Di controverso l’Opzione donna confluirà nella flessibilità in uscita.
Di fatto l’Ape sociale e l’Opzione donna saranno eliminate e sostituite da un unico Fondo per la flessibilità in uscita, che permette di andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi per caregiver, disoccupati, lavoratori gravosi e disabili, e con 35 anni per le donne, come prevedeva Opzione donna.
Questo significa che per gran parte della platea dell’Ape sociale si avrà una crescita degli anni di contributi necessari a ottenere il sussidio, passando per disoccupati, caregiver e lavoratori con invalidità di almeno il 74% da 30 a 36 anni. Resteranno a 36 anni per i lavoratori impegnati in attività gravose.
A tal fine appare che l’età minima per accedere a questo tipo di anticipo rimarrà a 36 anni ma non è ancora chiaro se le nuove norme prevedranno un vero e proprio accesso alla pensione o solo una sorta di scivolo verso la pensione come l’attuale Ape, con un importo limitato e solo per 12 mesi l’anno, invece dei 13 della pensione.
Per le donne viene meno l’Opzione donna a favore del Fondo per la flessibilità tale per cui l’età anagrafica dovrebbe aumentare di almeno 3 anni, ma non risulta essere chiaro se rimarrà lo sconto per chi ha figli.
Un importante cambiamento riguarda la Quota 103 in quanto è stata innalzata l’età in uscita ed è stato previsto un incentivo a rimanere al lavoro. Questo porta a delineare una Quota 104 “flessibile”.
Il problema è rappresentato dal fatto che, almeno verosimilmente, saranno solo poche migliaia i lavoratori che nel 2024 riusciranno ad andare in pensione anticipata. Con la Quota 104 che vede l’aumento di un anno dell’età anagrafica emerge che le uscite nel 2024 saranno limitate a coloro che quest’anno avevano già i 62 anni previsti per Quota 103, ma non ancora i 41 anni di contributi. Potranno quindi andare in pensione le persone che compiranno 63 anni, nate quindi fino al 1961, e che hanno cominciato a lavorare dal 1983 e quindi l’anno prossimo raggiungeranno i 41 anni di contributi.

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