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Confermato il bonus Maroni per il 2024

Nessuna riforma pensioni, ma conferma Bonus Maroni

Francesca Rizzi

Pubblicato il 17 October 2023

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Considerando che la tanto attesa riforma del sistema pensionistico non si andrà a delineare il prossimo anno, si inizia a discutere concretamente in merito a quali saranno le misure già in atto che verranno confermate per il prossimo 2024.

Tra queste emerge che molto probabilmente il Bonus Maroni con Quota 103 verrà riconfermato anche per il 2024. 

Dati questi presupposti sembra che la prossima Legge di Bilancio, attualmente in fase di scrittura da parte del Governo, dovrebbe nuovamente menzionare l’agevolazione introdotta quest’anno e intitolata all’ex ministro Roberto Maroni scomparso il 22 novembre 2022.

All’interno di questo articolo andremo ad approfondire i contenuti del bonus Maroni.

Bonus Maroni, di cosa si tratta

Andando ad approfondire il Bonus Maroni emerge che questo rappresenta uno sgravio fiscale destinato a coloro che decideranno di rimanere a lavoro, indipendentemente dal fatto che abbiano già ottenuto i requisiti per andare in pensione secondo l’attuale formula della Quota 103 (che corrisponde a 62 anni di età e 41 di contributi).

Questa misura si caratterizza per il fatto che ripercorre le linee dell’agevolazione già contemplata nella legge 23 agosto 2024 n.243 e che è rimasta valida per il periodo compreso tra il 2004 e il 2007.

Il motivo per cui il bonus è stato introdotto è stato quello di contenere la spesa pensionistica. Di fatto risulta essere finalizzato a disincentivare i pensionamenti anticipati, tale per cui , veniva data la possibilità ai lavoratori dipendenti di continuare a esercitare la loro attività godendo di un bonus in busta paga a costo zero - o quasi - per lo Stato. Del “costo” del bonus, infatti, se ne fa carico il dipendente, in quanto i soldi dell’aumento non sono altro che un mancato accredito del suo montante contributivo.

Ad oggi sembra il bonus interessi circa 45mila lavoratori. Numerosi appaiono coloro che finora hanno scelto di continuare a svolgere l’attività lavorativa pur avendo i requisiti per andare in pensione con Quota 103. Lo scivolo, stando all’ultimo rapporto dell’Inps, ha totalizzato quest’anno poco più di 5mila uscite, a fronte di una platea di potenziali beneficiari di quasi 50mila persone.

Il funzionamento del Bonus Maroni

Dal punto di vista economico il Bonus Marino offre il diritto ad una crescita dello stipendio netto pari al 9,19% dello stipendio lordo nel privato, 8,80% nel pubblico. Ad esempio, su uno stipendio di 2.800 euro lordi mensili ne risulterebbe un risparmio di 257 euro (nel settore privato), cifra che - una volta applicata l’Irpef - entrerà direttamente nelle tasche del dipendente.

Questo si connota come un incentivo più appetibile per chi ha redditi superiori ai 35 mila euro, visto che sotto questa soglia i contributi sono già stati ridotti aumentando le buste paga (del 7% per i redditi fino a 25 mila euro e del 6% per quelli tra 25 e 35 mila euro)

Nello specifico questa percentuale rispecchia la quota del contributo dovuto all’assicurazione obbligatoria per l’invalidita, la vecchiaia e i superstiti che di solito il datore di lavoro trattiene all’interno della busta paga per poi andare a versarla all’INPS.

Considerando che la quota del contributo non è soggetta a trattenimento si chiarisce che questa sarà aggiunta direttamente allo stipendio del lavoratore. Date queste evidenze è chiaro che non cambia nulla per il datore di lavoro, il quale si impegna a continuare a versare all’INPS la quota di contribuzione del 23,81% sulla retribuzione che viene destinata al proprio dipendente.

Si chiarisce che per il lavoratore il versamento contributivo risulta essere inferiore a quello dovuto avrà ripercussioni sulla pensione futura. Di fatto il montante contributivo diventa più basso di quello che effettivamente sarebbe dovuto essere e di conseguenza anche l’assegno avrà un importo inferiore. Tuttavia, quanto si perde di pensione è comunque inferiore rispetto all’aumento della busta paga, quindi nella maggior parte dei casi conviene richiedere il bonus.

 

Bonus Maroni e pensione: che cosa succede 

Come sopra evidenziato il Bonus Maroni ha una durata che corrisponde al periodo durante il quale il dipendente continuerà a lavorare. 

Sulla base di questa evidenza risulta chiaro che al momento dell’entrata in pensione, il lavoratore non avrà più diritto alla ricezione della quota aggiuntiva e percepirà quindi un assegno più basso ovvero quello pensionistico.

Tranne nel caso in cui si vada a delineare una situazione diversa da quanto preventivato, risulta chiaro che nel 2024 in caso di riconferma di Quota 103 dovrebbe essere confermata la modalità di accesso al Bonus Maroni. Con queste condizioni emerge chiaramente che il lavoratore che vuole beneficiare dello sgravio fiscale è tenuto a presentare domanda direttamente all’INPS, comunicando l’intenzione di volere posticipare l’uscita dal mondo del lavoro.

Come richiedere il Bonus Maroni

In merito alla richiesta del Bonus Maroni si chiarisce che richiesta può essere presentata direttamente per mezzo del sito internet dell’Inps, accedendo tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) almeno di Livello 2, CNS (Carta Nazionale dei Servizi) o CIE (Carta di Identità Elettronica 3.0).

In seguito all’attuazione del login, il lavoratore dovrà seguire il percorso “Pensione e Previdenza” – “Domanda di pensione” e, successivamente, accedere all’area tematica “Domanda Pensione, Ricostituzione, Ratei, Certificazioni, APE Sociale e Beneficio precoci”.

È chiaro, quindi, che per avere questo incentivo bisogna fare domanda all'Inps, chiedendo la rinuncia all’accredito contributivo. Nel caso in cui quest’ultima sia stata esercitata precedentemente alla prima decorrenza utile della pensione anticipata flessibile, spiega sempre l’Inps nella circolare numero 82 del 22 settembre, l’obbligo di versamento contributivo da parte del datore di lavoro della quota a carico del lavoratore viene meno a partire dalla prima decorrenza utile della pensione anticipata flessibile.

Come sopra anticipato, coloro che hanno scelto per procedere con la rinuncia all’accredito contributivo devono sopportare un piccolo dazio. Se è vero da un lato che la fruizione del beneficio in esame non modifica la determinazione dell’importo delle quote di pensione calcolate con il sistema retributivo, dall’altro l’istituto di previdenza ricorda che l’esonero produrrà effetti sul montante relativo alla quota di pensione contributiva. I dipendenti privati che hanno maturato i requisiti per l’accesso a Quota 103 hanno dovuto attendere aprile per uscire dal lavoro, mentre per gli statali la finestra si è aperta ad agosto.

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